a cura di
Paolo Peretti
Nel vivace panorama dell’arte organaria italiana dell’Ottocento, spicca l’attività della famiglia Cioccolani di Cingoli, nelle Marche, svoltasi nello spazio di quattro generazioni. Il capostipite Francesco (1783-1849) mutò l’iniziale professione di sarto in quella di organaro, in ciò seguìto con successo da tutti i suoi figli: Giuseppe (1811-1888), poi trasferitosi a Pesaro, Pietro (1813-1870 ca.) e Odoardo (1825-1890), il più intraprendente e celebre esponente della dinastia. Nel 1858, commentando una statistica sulle industrie dello Stato Pontificio, il marchese cingolano Filippo Raffaelli così descrive la qualificata e intensa attività del concittadino organaro: «Fabrica di organi del Sig. Odoardo Cioccolani. Ordinariamente se ne costruiscono tre all’anno con 24 registri, e mostra di 8 piedi. Vi s’impiega l’opera di 14 persone con una mercede annua per ognuna di scudi 72, ed una quantità di materie grezze dell’importo di scudi 587 circa. Questa fabrica produce, non detratte le spese, scudi 2.400». I numeri sono economicamente lusinghieri: certo si trattava di una notevole risorsa lavorativa per una città come la Cingoli dell’epoca. Gli organi Cioccolani superstiti (ne restano molti nelle Marche, alcuni modernamente restaurati) presentano un’alta qualità di lavorazione delle varie parti che li compongono. Per quanto ancorati alla migliore tradizione italiana, derivante in particolare dall’alta lezione di Gaetano Callido, essi mostrano anche tratti di originalità nella composizione fonica e nella fattura di alcuni registri, come il Corno inglese e altre ance imitanti le sonorità bandistiche allora in auge. La produzione dei Cioccolani fu destinata soprattutto alle Marche; al di fuori della regione, Odoardo avrebbe potuto costruire nel 1881 il suo unico organo a due tastiere, uno strumento per la chiesa di Santa Eulalia a Cagliari; ma il progetto non fu approvato dal noto organista e compositore Vincenzo Antonio Petrali, che gli preferì quello della ditta Lingiardi di Pavia. Benché il solo Odoardo abbia costruito da solo più di una trentina di strumenti nuovi, i Cioccolani operarono numerosi interventi di restauro e manutenzione ordinaria e straordinaria di organi altrui; perciò si può dire che la maggior parte delle cantorie marchigiane recano nelle iscrizioni la traccia del loro passaggio. Con Alceste (1854-1922), figlio di Odoardo, si scavalca il XIX secolo, ma si entra anche in un periodo critico, contrassegnato da particolari e nuove problematiche lavorative organarie. A chiudere tristemente la parabola professionale familiare è Atalo (1884-1918), la cui morte prematura avviene però quando si era ormai esaurito il periodo più intenso e creativo dell’attività organaria dei Cioccolani. Il presente volume raccoglie gli atti del convegno nazionale che, sul tema, si è svolto a Cingoli nel luglio 2013 ed ha visto l’intervento di qualificati relatori. I loro contributi, oltre ad approfondire le tematiche organarie specialistiche, offrono anche un’ampia panoramica su diversi e interessanti aspetti della società dell’epoca (economia, cultura, costume), nello storico passaggio dall’antico regime pontificio al moderno stato italiano unitario.
Among many sharp and original Italian organ-builders belonging to the XIX century, the Cioccolani family, from Cingoli, Marche, stand out for four generations. The forefather, Francesco (1783-1849), changed his job from tailor to organ-builder and so did his sons: Giuseppe (1811-1888), Pietro (1813-1870) and Odoardo (1825-1890); the last one has been the most resourceful and famous of the dynasty. In 1858, while commenting a statistic about the factories in the Papal States, the marquis Filippo Raffaelli told about his fellow citizen’s activity: “The organ factory own by M. Odoardo Cioccolani; usually they build three organs per year, with twenty-four registers and eight feet. They need fourteen people, each one is paid seventy-two ecus and for the raw material, they spend about 587. This factory earns 2.400”.
Each single part of Cioccolani’s organs are very valuable. They both followed the tradition but they were very innovative too, in some cases. Their tradition was the typical Italian style of those times, which found its origins in Gaetano Callido. Instead, it is possible to notice their creativity in the phonic composition, in some registers, such as the Corno Inglese and in their reeds. The Cioccolani production was requested above all in Marche, their area. However, in 1881, Odoardo had the possibility of building his first two-keyboard organ for the Santa Eulalia Church, in Cagliari. Unfortunately, the project was not approved by the famous organ builder and player Vincenzo Antonio Petrali, who preferred the Lingiardi workshop, from Pavia. Although Odoardo built on his own more than thirty new instruments, the Cioccolanis restored many other organs, not belonging to them; so it is possible to state that the main part of the instruments of their area has their trace. With Odoardo’s son, Alceste (1854-1922) starts the XX century, a critical and complicated period for the organ building. The last Cioccolani is Atalo (1884-1918). His premature death occurred when the most intense and strong moment of the Cioccolani’s organ-building art was ending. This volume contains all the documents from the National Conference in Cingoli (July 2013) on the theme. There, many speakers follow one another and their contribution, beyond getting in details the organ-building matters, offer an interesting overview on the society of that time (economy, culture, costumes), from the ancient papal regime to the modern Italian United State.
Collana d’arte organaria - XL, 2015
cm. 16.5x23.5, pp. 1-140
ISBN 9788898958184
Euro 25,00
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Edizione Luglio 2024